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Blair Witch: la recensione del titolo horror arrivato su PS4

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Il filone cinematografico degli horror, alla fine dello scorso millenio, fu attraversato dal fenomeno "The Blair Witch Project". Non ci dilungheremo però nel descrivere quanto il film cult del 1999 abbia influenzato il genere horror e le pratiche di mockumentary, ma ci concentreremo piuttosto sulla recensione dell'ultimo titolo di Bloober Team , chiaramente ispirato alle atmosfere della serie cinematografica: Blair Witch.

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I cari vecchi anni '90

Uno dei maggiori punti di forza del titolo risiede sicuramente nella riproposizione nostalgica dell'anno 1996: molti degli ambienti e degli oggetti con cui interagiremo durante l'avventura sembrano letteralmente strizzare l'occhio a chiunque si senta orfano di cassette a nastro e suonerie polifoniche. Il gioco è ricco di particolari, ricreati dettagliatemente per innescare nei giocatori di vecchia data qualche emozione in più: un esempio su tutti, il cellulare del protagonista, strumento utilizzabile in qualsiasi momento per contattare alcuni dei personaggi, è stato proposto con interfacce, menù e suonerie che saranno molto familiari, per non parlare degli originali giochi presenti sui dispositivi dell'epoca, che qui ritroviamo in forma di mini-game.

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(Il telefono ci ha dato, in maniera molto contenuta, qualche codec-vibes)

Una trama immersa nei boschi

La vicenda di Blair Witch trova il suo inizio con Ellis, il nostro protagonista, che prende parte all'investigazine della polizia sulla scomparsa di un bambino nei boschi; tutto ciò che poi segue col procedere dell'avventura è ben narrato e riserva qualche interessante colpo di scena. Nulla che faccia gridare al miracolo, sia chiaro, ma le quasi 7 ore che ci sono volute a portare a termine l'esperienza sono state accompagnate da un racconto tutto sommato interessante e coinvolgente, che forse soffre soltanto di qualche sporadico calo di ritmo con l'avvicinarsi dei capitoli finali. In queste fasi si nota chiaramente la volontà di aggiungere del contenuto ad un titolo che teme di non riuscire a soddisfare la richiesta di longevità che il mercato odierno (stupidamente) impone. Anche ad un gioco che punta dichiaratamente sulla creazione di un'atmosfera immersiva e sulla trama, piuttosto che su un gameplay rifinito, non fa certo male avere qualche enigma supplementare: a nostro avviso però, quando queste sezioni risultano essere completamente scorrelate da quello che avviene sul piano narrativo (che invece funziona molto bene, appunto), si crea un effetto che potrebbe far storcere il naso a chi è completamente immerso nella vicenda e vorrebbe portarla avanti, anche a costo di sacrificare quell'ora in più di durata complessiva.

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In particolare, senza voler troppo entrare nel dettaglio, ci teniamo a muovere una piccola critica soggettiva ad una specifica sequenza di gioco. Non volendo in alcun modo rovinare l'ottima trama messa in pedi da Bloober Team, ci limitermo a dire che alcune soluzioni create per generare tensione ed angoscia, che funzionano particolarmente bene inizialmente, risultano forse tirate un po' troppo per le lunghe, finendo per trasformare la tensione in frustrazione e, a tratti, anche in un pizzico di noia. Ovviamente la tipologia di sensazioni stimolate da queste scelte è variabile da persona a persona, ma possiamo affermare con discreta certezza che queste sequenze, una in particolare, perderebbero completamente il proprio impatto nel caso di una seconda run, trasformandosi in sezioni particolarmente tediose da riaffrontare. É un vero peccato constatare questa sbavatura in un titolo che si presenta comunque con un'ottima rigiocabilità generale, disponendo addirittura di finali multipli.

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